Cosa fare in caso di attentato o evento traumatico violento
Attentati in Europa.
Iniziamo dalla statistica, nel 2019 sono stati 119 gli attentati terroristici compiuti in Europa, inclusi quelli falliti o sventati. Tra questi, 21 attacchi sono stati attribuiti al terrorismo jihadista. Sebbene rappresentino solo un sesto di tutti gli attacchi nell’UE, gli attacchi jihadisti sono stati responsabili di tutte le morti (per un totale di 10 vittime) e di 26 feriti su un totale di 27.
Circa la metà degli attacchi terroristici nell’UE è di matrice etno-nazionalista e separatista: nel 2019 ci sono stati 57 attacchi, di cui 56 nell’Irlanda del Nord. Le altre principali categorie di attacchi terroristici sono quelli di estrema destra (6 attentati) e di estrema sinistra (26 attentati, di cui 22 in Italia).
Il numero di vittime del terrorismo jihadista è ulteriormente diminuito dopo il picco del 2015. Nel 2019 il numero di attacchi sventati dalle autorità degli stati membri è stato il doppio del numero di attacchi completati o falliti. Tuttavia, il direttore del centro antiterrorismo di Europol Manuel Navarrete avverte che il livello di minaccia è ancora relativamente alto.
Il 23 giugno 2020 il direttore Europol ha presentato la relazione sulle tendenze del terrorismo alla Commissione per le libertà civili. Durante la presentazione il direttore ha fatto notare che esiste una tendenza comune di comunità online che istigano violenza sia negli ambienti di destra sia in quelli jihadisti: “per i jihadisti, i terroristi sono martiri della guerra santa, per gli estremisti di destra, sono i santi di una guerra razziale.”
Meno attacchi e meno vittime
Nel 2019 sono state 10 le persone che hanno perso la vita durante i tre attacchi terroristici jihadisti a Utrecht, Parigi e Londra. Nel 2018 erano morte 13 persone durante sette attacchi terroristici.
Nel 2019 gli attentati terroristici sono avvenuti in otto paesi dell’UE.
Attacchi sventati o falliti
Nel 2019, quattro attacchi jihadisti sono falliti mentre 14 attentati sono stati sventati. Nel 2018 un attacco jihadista era fallito, mentre 16 piani di attacco erano stati sventati. In entrambi gli anni, il numero di attacchi sventati dalle autorità è stato il doppio del numero di attacchi riusciti o falliti. Gli attacchi di matrice jihadista colpiscono principalmente luoghi pubblici e agenti di polizia o militari.
Gli attacchi completati o falliti sono stati fatti prevalentemente usando armi da taglio o da fuoco. Tutti gli attacchi che prevedevano l’uso di esplosivi sono invece stati sventati. La maggior parte degli attentatori hanno agito o pianificavano di agire da soli.
Nel 2019 sono 436 le persone arrestate in 15 paesi con il sospetto di attività criminali legate al terrorismo jihadista. Il maggior numero di arresti si è registrato in Francia (202 arresti). Altri paesi dove sono stati effettuati arresti sono Spagna, Austria e Germania (tra i 32 e i 56 arresti), seguiti da Italia, Danimarca e Paesi Bassi (tra i 18 e i 28 arresti).
Nel 2018 un totale di 511 persone sono state arrestate nell’UE.
Radicalizzazione nelle carceri
La minaccia terroristica arriva anche dalle persone incarcerate per reati di terrorismo e quelle radicalizzate in prigione. In molti paesi europei, saranno presto rilasciati numerosi detenuti radicalizzati e ciò potrebbe aumentare la minaccia alla sicurezza.
Nel 2019 tre attacchi, tra cui uno fallito, uno sventato e uno riuscito, sono stati effettuati da prigionieri radicalizzati.
La percezione della minaccia.
Siamo stati scossi da violenti attentati terroristici, eventi prima percepiti lontani e mai come un’eventualità che può capitare anche per le strade delle nostre città. La sensazione è cresciuta e sono gli stessi Governi, molto spesso, a diffondere delle vere e proprie guide che possano aiutare i cittadini spiegando loro come comportarsi in caso di attentato.
Prima Charlie Hebdo, poi il terribile attacco al Bataclan e alle strade di Parigi e dopo ancora l’attentato all’aeroporto di Bruxelles. Ma ci sono stati anche i terribili attentati in Tunisia, che hanno colpito turisti in visita in un museo e alcuni bagnanti in spiaggi e l’attentato di Nizza.
La minaccia di un attacco terroristico è reale. Il Governo e le istituzioni comunicano di continuo l’impegno quotidiano delle forze dell’ordine e dell’antiterrorismo, ma è normale che questo non basti per placare ansie e paure. Ordigni esplosivi, agenti chimici o sequestri; questi sono i pericoli in cui tutte le città d’Europa ormai incorrono.
Imprevedibilità e paura.
Quello che ci fa più paura, ovviamente, è l’imprevedibilità dell’evento, qualcosa di brutto che può succedere a chiunque in qualsiasi momento della giornata, per strada, sui mezzi pubblici, all’interno di un ristorante, un museo o al cinema. Cosa fare e cosa non fare nel caso in cui ci dovessimo trovare nel mezzo di un attacco terroristico? Le istituzioni in alcuni paesi, come il Regno Unito, puntano molto sulla collaborazione dei cittadini.
Si tratta di informazioni di carattere pratico, comportamenti semplici che è necessario mettere in pratica subito per aiutare gli eventuali soccorritori e le forze dell’ordine a operare con la massima lucidità, per quanto possibile, tra il caos che si crea in seguito a un attentato terroristico. Ma quali sono questi comportamenti da mettere in pratica? La paura è la prima cosa che ci viene in mente se proviamo anche solo per un minuto a immaginare di essere coinvolti in un attacco terroristico. Ma poi, che cosa fare?
Ragioniamo su queste poche regole.
- Correre, se possibile, e raggiungere prima possibile l’uscita di sicurezza.
- Se non è possibile scappare, cercare di nascondersi in un luogo in cui, in caso di attacco armato, è possibile proteggersi dai proiettili.
- Se impossibilitati a uscire, rimanere nascosti e impostare la funzione “silenzioso” nel cellulare e solo dopo cercare di contattare le autorità per chiedere aiuto.
- Fingersi morti potrebbe non essere la scelta più giusta; potrebbe rivelarsi una trappola anche se a volte può rivelarsi essere l’unica soluzione da fare.
- All’entrata di un luogo chiuso, identificare quali sono le uscite di sicurezza più vicine.
Le reazioni di fronte ad un attentato terroristico.
Non tutti, infatti, reagiamo agli eventi allo stesso modo; c’è chi rimane immobile, completamente pietrificato dalla paura, chi reagisce facendosi prendere dal panico e ostacolando, anche se in modo non voluto, chi invece reagisce nel modo in cui si dovrebbe, per esempio aiutando gli altri, e chi invece cerca di mantenere la calma anche di fronte a un evento che crea terrore e spavento.
Secondo il parere di alcuni esperti, il problema principale in questi casi è che le persone che si sono trovate nel bel mezzo di un attentato terroristico, non lo hanno percepito subito. Alcuni superstiti del Teatro Bataclan hanno raccontato, per esempio, di aver associato i forti rumori sentiti alla presenza di fuochi d’artificio inaspettati. Secondo alcuni psicologi questo meccanismo della mente può essere spiegato in un modo molto semplice; la mente umana è un meccanismo complesso e non sempre realizza per tempo quello che stiamo vivendo.
Quello che succede in questi casi può essere facilmente spiegato in questo modo. Per prima cosa, e come prima reazione a un evento così drammatico, la mente è portata a pensare che si tratti di altro rispetto a quello che è veramente. Per questo motivo, reagire con prontezza di riflessi è molto complicato e lo è ancora di più se le persone che ci stanno di fianco reagiscono nei modi che abbiamo citato prima, ossia paralizzandosi per la paura o facendosi prendere dall’isterismo.
L’importanza di reagire
In una situazione drammatica come quella di un attentato terroristico, dove non solo si teme per la propria incolumità, ma anche per la vita dei propri cari, della propria famiglia e dei propri amici che si trovano con noi in un determinato momento, la velocità di reazione rappresenta un aspetto fondamentale. Nessuno può sapere come reagirà in una particolare situazione, questo è chiaro, ma è bene sapere che in casi come questi chi risponde più velocemente ha più possibilità di salvarsi.
Secondo alcuni studi, solo il 15% delle persone coinvolte in un attentato terroristico è portato a reagire nel modo giusto, mentre il restante 75% è portato a essere sorpreso, straniato e impaurito per avviare una reazione nell’immediato. Questo, invece, è un aspetto molto importante perché più si è lucidi e vigili e più si hanno possibilità di salvarsi e di aiutare anche gli altri.Fare il pri mo passo è importante, anche se per natura, spesso l’essere umano, come hanno sottolineato anche molti psicologi, è portato ad aspettare una reazione o un passo avanti da parte delle altre persone che si trovano nello stesso gruppo.
Cosa fare dopo essere scappati
Se ci si trova nel mezzo di un attentato terroristico all’interno di un luogo chiuso, la cosa più importante è cercare di mettersi in salvo raggiungendo l’uscita di sicurezza più vicina. Una volta giunti in strada, però, continuare a mantenere la calma, per quanto possibile, è fondamentale per chiedere aiuto. La prima cosa da fare, una volta all’aperto, è chiamare la polizia e l’ambulanza per chiedere aiuto. Evitare, invece, di prendere la metro e qualsiasi altro mezzo pubblico; in caso di attentato tutte le linee sarebbero bloccate in pochi minuti e le persone si troverebbero intrappolate per molto tempo all’interno dei mezzi. Evitate anche di aggregarvi insieme ad altre persone, per non ostacolare il lavoro di soccorritori e forze dell’ordine.
Hide, run, tell
All’arrivo della polizia, alzare le mani: in questo modo ci si rende riconoscibili agli occhi della polizia e non ci si può confondere con gli attentatori. Tenersi sempre pronti: anche quando non è successo nulla, ma ci si trova in luoghi pubblici e affollati, è diventato necessario tenersi pronti al peggio. Ovunque ci si trovi, anche nella situazione più tranquilla possibile (almeno in apparenza) bisogna sempre individuare le uscite di emergenza, di modo da essere preparati in caso di eventi catastrofici. Oltre a tutto questo, per finire ricordiamo i tre concetti fondamentali che, imparati quelli, potranno ugualmente offrire una via di salvezza a chi è in pericolo: hide “nasconditi”, run “corri”, tell “segnala”.
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