“Catcalling”: le molestie di strada
Con il termine “catcalling” si indicano una serie di comportamenti sgradevoli generalmente posti in essere nei confronti delle donne da sconosciuti per strada. Si tratta di vere e proprie molestie verbali consistenti in apprezzamenti volgari, fischi, gesti o versi rivolti nei riguardi della vittima nonché battute a sfondo sessuale, inseguimenti ed offese concernenti l’aspetto fisico.
In sostanza, il catcalling è una sorta di bullismo, con la differenza che mentre quest’ultimo si manifesta in ambienti ristretti, il catcalling viene posto in essere in strada da persone sconosciute e, quindi, può colpire chiunque.
Anche se molti tendono a sottovalutare questo fenomeno in quanto si estrinsecherebbe soltanto in complimenti “innocenti”, in realtà il catcalling rivela una scarsa stima della donna, che viene per lo più assimilata a oggetto del desiderio o, peggio, diventa bersaglio di frasi sessiste e volgari.
Gli apprezzamenti sono, infatti, avvertiti come vere e proprie molestie tali da suscitare in chi le subisce sentimenti contrastanti, quali rabbia, impotenza, disagio e senso di colpa, come se il motivo per il quale si viene molestata dipendesse dal proprio modo di vestire o dalla propria condotta.
Ciò perché le donne che subiscono questo tipo di molestia sentono la loro persona degradata e ridotta solo ad un corpo oggetto di desiderio sessuale.
Le molestie di strada non sempre includono azioni o commenti con connotazioni sessuale, possono consistere anche in insulti omofobi ed altre offese riguardanti l’etnia, la religione, la classe sociale, palesando l’intento discriminatorio di chi le pone in essere.
Inoltre, il catcalling può sfociare in vere e proprie condotte criminose quali lo stalking, l’aggressione e lo stupro.
In molti Paesi le molestie di strada sono considerate reato.
In Italia, invece, questo fenomeno non è ancora considerato un reato. Non esiste, infatti, una norma di legge che punisce questo tipo di condotta. Tuttavia, il catcalling potrebbe essere inquadrato nella fattispecie di cui all’art. 660 del Codice Penale, che disciplina la contravvenzione di molestia o disturbo alle persone. (La norma punisce con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a €.516,00 chi, in un luogo pubblico o aperto al pubblico, per petulanza o altro biasimevole motivo, reca a taluno disturbo o molestia).
Il comportamento penalmente rilevante deve essere caratterizzato da insistenza eccessiva, invadenza e intromissione continua e pressante nell’altrui sfera di quiete e libertà.
In sostanza il reato di molestia o disturbo alle persone si integrerebbe soltanto quando la condotta del responsabile sia idonea non tanto a ledere la dignità della vittima, quanto a turbare l’ordine pubblico.
IL CATCALLING NON È UN COMPLIMENTO
Fischi, apprezzamenti indesiderati, masturbazione, inseguimenti, frasi sessiste in luoghi pubblici. Questo è il fenomeno del catcalling che si sta diffondendo molto in questi ultimi tempi.
Questo fenomeno viene spesso sottovalutato e dovrebbe insegnare ai giovani il rispetto verso le donne e non sminuirle. Per di più molte donne ritengono che sia necessario istituire una legge che le tuteli e le protegga per far sì che si sentano più sicure di poter passeggiare da sole a qualsiasi ora.
In Italia invece esistono politici, persone di spettacolo e conduttori radiofonici che dichiarano con superficialità e ignoranza che gridare a una donna “hai delle belle tette!” non è da considerarsi una molestia. Istituire una legge che tuteli le donne è quindi indispensabile anche per sradicare il forte maschilismo presente nella nostra società che porta certi uomini a prendersi la libertà di sminuire le donne per sentirsi più potenti.
Apprezzamenti fatti da sconosciuti, complimenti non richiesti, molestie verbali e pedinamenti: il catcalling è un’esperienza vissuta da moltissime donne seppur sia un problema soprattutto degli uomini, vediamo perché.
Ha fatto scalpore un sondaggio, nel quale si chiedeva alle donne “quale sarebbe la prima cosa che fareste se tutti gli uomini etero sparissero dal mondo per un giorno?”.
Non sono pochi coloro che sono caduti nella provocazione irritandosi e ribellandosi alla visione semplicistica e discriminatoria sottesa al testo della domanda. E l’effetto è stato evidentemente proprio quello sperato dalle autrici: far parlare del problema. Il catcalling è un fenomeno talmente diffuso da sembrare normale, eppure si tratta di vere e proprie molestie che subiscono quasi tutte le donne e che interessano soprattutto le giovanissime: ragazzine dai 13 ai 16 anni.
Un sondaggio ha analizzato la diffusione del fenomeno del catcalling in un campione di più di 16.000 donne provenienti da differenti paesi.
Il 71% delle donne interpellate ha ammesso di essere stata vittima di catcalling nel corso della propria vita, spesso fin dalla prima adolescenza. Il 28,6% delle donne italiane interpellate, ad esempio, ha dichiarato di aver subito molestie verbali per strada la prima volta già a 13 o 14 anni. Il 69% ha raccontato di essere stata addirittura pedinata da un gruppo di uomini, in alcuni casi anche più volte.
Insegnare la cosa giusta
Non sorprende dunque che a seguito di episodi come questi molte donne abbiano dichiarato di aver modificato il proprio comportamento: evitando di passare per certi quartieri della città, cambiando strada o modificando il proprio modo di vestire, rinunciando in alcuni casi a uscire la sera e, nei casi più gravi, cambiando città o rifiutando un posto di lavoro.
Si insegna fin da giovanissime alle ragazzine a fare attenzione quando si gira per la strada, a stare in guardia da potenziali seccatori, a sospettare di ogni uomo sconosciuto che si incontra in quanto potenziale molestatore…
Ma ai bambini, ai ragazzi, ai futuri uomini cosa viene insegnato?
Quanto vengono attivamente coinvolti in un’educazione precoce alla parità e al rispetto dell’alto e dell’altra? Se essere uomini significa venire identificati come potenziali aggressori, se per esercitare la propria mascolinità è necessario aderire a un modello di possesso e sopraffazione (quanti, pur non condividendolo, hanno ad esempio il piglio di esprimere attivamente disaccordo rispetto ai complimenti e alle battute sessiste dei propri amici al bar?) vuol dire che esiste ancora un vuoto educativo e culturale che riguarda i generi e che penalizza entrambi: uomini e donne.
Per questo che crediamo nei nostri corsi di difesa e protezione personale…. Non essere mai “vittime”
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